Governance collaborativa
[col-la-bo-rà-ti-va]
definizione elaborata dal Prof. Christian Iaione
(LUISS “Guido Carli” – LabGov)
La definizione e l’attuazione dell’indirizzo politico viene condivisa attraverso schemi di governance (pattizi o istituzionalizzati) che stringono in un circuito stabile di governo dello sviluppo urbano e territoriale gli attori appartenenti alle 5 anime della governance collaborativa: 1) cittadini e innovatori sociali; 2) imprese (profit, low profit, non profit); 3) istituzioni cognitive (scuole, università, centri di ricerca, accademie, istituti culturali); 4) società civile organizzata (parti sociali e soggetti del terzo settore); 5) istituzioni pubbliche. La governance collaborativa richiede la creazione di spazi fisici e istituzionali dove le 5 anime possono ritrovarsi non solo per condividere le linee strategiche e l’indirizzo politico, ma soprattutto attuarle dando vita a dinamiche collaborative, di reciprocità, di scambio, di co‐design dei servizi per la collettività, dei processi di trasformazione urbana e territoriale, dell’innovazione industriale e produttiva. Per fare questo occorrono regole statutarie chiare, disciplina delle funzioni, delle attività, delle modalità della collaborazione, un piano di sostenibilità e fundraising istituzionale, di raccolta di capitali equity, finanziari e diffusi. Emerge così uno schema o un soggetto che si propone come agenzia di sviluppo locale collaborativo e come centro di ricerca e sviluppo di comunità al servizio di tutti gli attori della governance collaborativa. Questo determina evidentemente anche una innovazione del processo democratico. Il circuito della democrazia rappresentativa viene così integrato da un circuito dinamico e collaborativo di condivisione dell’indirizzo politico con tutte le componenti della comunità locale.